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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Test Burton S-series 162 (2007)
MessaggioInviato: 01/10/2009, 11:08 
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Iscritto il: 07/05/2009, 12:49
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Località: Dolomiti (ogni tanto anche altri bei posti con belle montagne alte piene di powder)
ho raccolto e sistemato un po' di cose che avevo scritto sulle due split che ho usato
cominicio con la Burton

Estetica
Lo shape è da freeride puro, si vede subito dalla forma che è una tavola fatta per galleggiare in fresca.

Primo contatto: sollevando la tavola (senza attacchi e piastre) si sente che la tavola è più leggera di quanto uno possa aspettarsi (prerogativa classica di Burton); facendo il solito test del flex con coda a terra e mano che preme al centro, in alto e in basso si sente subito che la tavola è morbida…forse troppo…ma chiaro che con le piastre montate la sensazione cambia un po’…


Primo Test

Il test è stato effettuato al passo s. pellegrino sui pendii a sud della Costabella su nevi varie tranne fresca bella (sigh!).
In salita ho usato le due mezze tavole come da manuale (chiamiamolo assetto A: la mezza tavola destra sul piede sinistro e la sinistra sul piede destro). Questo assetto è consigliato per evitare danni alle pelli che nell’altra modalità (assetto B: dx su dx e sx su sx) potrebbero rovinarsi a contatto con i ganci di chiusura e per evitare sbatacchiamenti vari dei ganci stessi. Con l’assetto A sui traversi e diagonali si ha la lamina dritta a monte e la sciancrata a valle; ho provato a usarle dritte (destra su destro e sinistra su sinistro) e non ci sono vantaggi in termini di tenuta.

In discesa ho settato il passo a 54 cm centrato 2,5 cm arretrato rispetto al centro della lamina effettiva (ho già visto che si può centrare sul centro, dato che la tavola ha uno shape da powder puro)

Mie prime impressioni:

- su salita normale ovvero non troppo ripida, neve non fonda ecc. si va come con gli sci da alpinismo ovvero inevitabilmente meglio che con le ciaspe. Si riesce a fare un passo più lungo (volendo anche pattinato), caricando il peso più avanti; inoltre lo zaino è più leggero e non si ha l'intrigo pazzesco della tavola sulla schiena (e fin qua ci arrivava anche mia nonna)

- su salita ripida si devono fare gli zig zag come con gli sci; ovviamente è più difficile far tenere la lamina quindi se è duro è indispensabile montare i rampanti, meglio se fissati sulla mezza tavola anzichè all'attacco perchè con l'alzatacco attivo il rampante non prende praticamente niente

- su salita molto ripida, con rampante fissato alla mezza tavola è possibile anche salire lungo la massima pendenza quasi come con le racchette msr

- sui traversi e diagonali con neve dura si trova quasi subito il limite di questa split: soprattutto la lamina sciancrata (a valle in assetto A) non tiene molto e si rischia di scivolare (pericoloso se si è in luoghi esposti); conviene quindi mettere comunque i rampanti. In ogni caso ho capito subito che bisogna mettere i rampanti prima di trovarsi in situazioni difficili, considerando soprattutto la tipologia di salite dolomitiche che facciamo noi (ripide, strette e magari a sud dove è facile trovare neve molto dura….

- comportamento della tavola su nevi accidentate: qui ho notato un’eccessiva flessione delle mezze tavole…

- discesa fuoripista: purtroppo come detto la neve era brutta…crosta portante e non, trasformata, qualche cm quadrato di spolverino…ma cambiava ogni metro…quindi una discesa non facile…
tutto sommato la tavola si comporta bene anche sul ripido e duro…non dà l’impressione di essere troppo morbida o di flettere troppo anche in senso trasversale…certo paragonata alla T6 (che ho provato in pista dopo) è abbastanza un burro…ma non si può di certo paragonare…

- discesa in pista: premettendo di nuovo che era la prima uscita, che gli attacchi non erano montati proprio giusti, che la split non è fatta per andare in pista, che la pista alle due del pomeriggio ormai era una lastra unica devo purtroppo dire che qui la split in discesa ha rivelato i propri limiti…soprattutto sulla neve dura è molto difficile farla tenere…per il resto niente da dire…è come una tavola da freeride un po’ sfibrata ma facile da portare…probabilmente c’è anche da dire che negli ultimi tempi mi sono abituato a materiali meno “soft” e tornare su un attrezzo da glisse pura è stato un po’ “strano”…

Conclusioni: dopo averla sognata per anni e dopo l’investimento non posso dire di essere al settimo cielo per come va ma in complesso sono soddisfatto dell’attrezzo e probabilmente facendo qualche piccola variazione sul setting anche i “difetti” rilevati in questa prima prova saranno meno evidenti. C’è da dire che a tutti gli effetti sembra una tavola fatta per nevi “americane” ovvero powder powder powder e ancora powder che qui purtroppo per il momento ancora non c’è …anzi….manca anche il fondo (BUAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!)



Test successivi
gita in austria sul Kaltemberg
salita su stradina battuta da sciatori, poi su diagonale macinato ma morbido, poi su a zig zag su pendio con nevi varie dove luca con le ciaspe ha bestemmiato in aramaico e io sono andato da dio

ho provato a salire con la mezza tavola di sx su gamba sx e dx su dx per vedere se con la lamina dritta a valle si va meglio....non cambia molto....tanto appena è duro conviene mettere i rampanti e bona...e comunque con questo assetto si va male perché i ganci delle pelli in punta sbattono tra loro…tra l’altro consiglio di tenere il cavetto dei perni all’interno della cinghia dell’attacco sennò può capitare di impigliarsi (e andare di faccia come è successo a me! Pirla!)

nelle voltate sono già molto migliorato

devo ancora velocizzarmi nelle manovre di metti e cava pelli

in discesa la neve non era delle migliori ma la tavola è andata bene dappertutto, anche sulla crosta dura
in fresca va ovviamente da dio e sul misto si gira molto più facilmente della T6, anche se tutto l’ambaradan pesa di più

insomma per gite come quella (un po’ caiotta a dir la verità…) la split è perfetta

per le altre impressioni potete leggere nei report dell gite

_________________
fuggiamo dal grigio e tuffiamoci nel bianco


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